"Bene" rispondo io.
"E vorremmo che ci sviluppaste una di quelle applicazioni che girano su Facebook..."
"Benissimo."
"Lo stanziamento che ho richiesto al consiglio è stato già deliberato"
"Accipicchia" dico ammirato da tanta solerzia.
"Ho spiegato che era impensabile che un azienda come la nostra non utilizzasse ancora le potenzialità di Facebook"
"Capisco. Ci prendiamo un caffè e ne parliamo meglio?"
Pausa caffè.
"Allora” dico io “cominciamo a parlare di questo progetto su Facebook. Avete in mente dei particolari servizi da esporre, un target cliente preciso? Mi spiego meglio. Deve essere in funzione di un miglioramento del vostro CRM attuale, come consolidamento dei servizi per fidelizzare i clienti in essere, o va impostata come una manovra di marketing per allargare il bacino di utenza attuale? O entrambe le cose?"
Pausa. Stavolta senza caffè.
"Senta" mi dice seccato "Io so solo che Facebook ce l'hanno tutti, compreso mio figlio che ha dodici anni. Per il resto, vedete voi. Vi paghiamo per questo".
Imitazione.
Questa è la straordinaria "vision" che muove il 99% del mercato italiano. L'imitazione. E i nostri veri stakeholders sono i ragazzini di dodici anni e la loro sfida generazionale con i genitori manager.
Finché ci sarà un tornello continueremo a timbrare il cartellino. E’ più forte di noi.
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